fbpx


logo

#InConcreto – Demostenes Uscamayta Ayvar

Di Elena Scortecci

Oggi #InConcreto incontra Demostenes Uscamayta Ayvar

Dove sei nato?
Sono nato e cresciuto a Cusco, una città a 3400 m di altitudine in mezzo alla Cordillera de los Andes in Perù. Cusco è una città che ha quasi sempre il cielo blu e la notte sembra giorno dalla luce che le stelle e la luna ci donano, i muri sembrano fatti di pezzi di Lego in pietra, grandi e piccoli, i suoi mercati e piazze sono un mosaico di colori e culture.

In Perù eri già grafico?
Credo di sì. Alle Elementari ho cominciato a fare i primi lavori di grafica e, dopo varie esposizioni, ho cominciato a capire che quella era la mia strada. Studiavo in una comunità andina, a 6-7 chilometri da casa, tutti i giorni insieme a mia mamma Celia, mia sorella Marucela e il mio cane color choccolato Chechelev: andavamo e tornavamo a piedi tutti i giorni.

Un giorno mia mamma mi ha affidato la sua Voigtländer, una macchina fotografica tutta manuale col telemetro: quando non avevo rullini, e capitava spesso, giravo lo stesso con la macchina al collo con i miei genitori nelle scuole dove lavoravano o con la nonna curandera per le comunità andine e facevo le fotografie con la mente e col cuore. Fra i miei album in archivio sono quelle le immagini fotografiche che maggiormente ricordo.

Come mai e quando sei partito dal Perù?
Sono partito nel settembre del ‘92.

Senza vedere futuro non si può vivere

Negli anni Ottanta e Novanta la situazione politica, economica e sociale del Perù era molto difficile, la legge era un miraggio, la corruzione era ovunque, i vari governi continuavano a svendere le materie prime del paese, privatizzavano tutto, quindi non vedevo futuro e senza vedere futuro non si può vivere. Così ho fatto un viaggio, non ho fatto altro che replicare una regola scritta nel DNA di ogni essere umano, spostarsi là dove si può stare meglio, e ho scelto l’Italia.

Una volta arrivato in Italia cosa hai fatto?

Gli amici sono i parenti che uno sceglie

Arrivato in Italia ho fatto tanti lavori, credo una trentina; devo dire che sono stato molto fortunato, ho conosciuto tante buone persone che poi sono diventati amici – come si dice dalle mie parti, gli amici sono i parenti che uno sceglie. Ogni tipo di lavoro mi ha dato la possibilità di imparare cose nuove, poi però ho visto che era necessario tornare a studiare.

Che studi hai fatto?
Quando sono andato alla Sapienza a iscrivermi, è stato triste sapere che tutti gli studi fatti in Perù, non significavano niente, non c’era un accordo di equipollenza fra l’Italia e il Perù. Due erano le soluzioni: fermarmi, o ricominciare a studiare dalle Elementari, ho scelto la seconda.

Ho rifrequentato le Elementari per qualche mese, le Medie per un anno tutte le sere e le Superiori per 4 anni mentre la notte facevo il fornaio.

Cerco sempre di dare un’anima e di trasmettere emozioni

Studiare nuovamente grafica in Italia, convivere e crescere con persone di diversi paesi e culture mi hanno aiutato a capire un po’ di più il mondo della comunicazione visiva, ma sono stati soprattutto i viaggi nei vari continenti a donarmi altri occhiali per entrare nel mondo delle emozioni. Che io faccia un video, un reportage fotografico, un’animazione, una pagina web o che impagini un libro o una pagina pubblicitaria, oltre alla ricerca del messaggio più efficace, cerco sempre di dare un’anima e di trasmettere emozioni.

La creatività parte dal proprio archivio visivo ed emotivo…

Il mio primo lavoro da grafico in Italia è stato quello di creare un biglietto per presentare l’azienda di trasporti di Roma per cui lavoravo perché dovevamo andare a promuoverci a Verona al Vinitaly. Allora facevo il magazziniere, caricavo, scaricavo camion e organizzavo le consegne per Roma e provincia: è grazie a quel lavoro che ho imparato e capito l’importanza dell’archivio organizzato, accessibile e comprensibile a tutti. La creatività parte dal proprio archivio visivo ed emotivo, una tavolozza d’immagini, colori ed emozioni a cui dare forma e significato.

Che cosa puoi dire della tua esperienza di grafico in Italia?
Negli anni ho lavorato per agenzie pubblicitarie, studi di comunicazione, editori, tipografie, stamperie digitali, ho collaborato con studi di produzione e post produzione di video… Da quindici anni lavoro a Oxfam Italia (già Ucodep) come grafico mettendo a frutto tutta l’esperienza maturata in passato e apprendendo nello stesso tempo dai colleghi cose nuove. Nel mio tempo libero collaboro con varie associazioni e scuole cercando di condividere e di restituire quello che ho appreso negli anni: esperienza, conoscenza e condivisione sono la base per una crescita continua e concreta della propria professionalità.

Come sei arrivato e cosa fai dentro Segni Concreti?
Segni Concreti era il nome di una mostra collettiva di pittori, scultori, fotografi e grafici che abbiamo organizzato con una amica, Simonetta Fratini, e con il supporto di un amico che non c’è più, Federico Bindi. Con la vendita delle opere abbiamo contribuito alla ricostruzione di alcune zone affette dallo tsunami nel 2005 in Sri Lanka; i fondi raccolti andarono a due associazioni aretine che se ne occupavano: Ucodep ed Emmaus. Fu un’azione concreta, creativa e semplice. Replicare questa esperienza, quest’atmosfera più volte era diventato il desiderio di tante persone.

Essere una squadra anziché un gruppo, impegnarsi in prima persona, essere portatore di coerenza, positività, creatività e leggerezza…

Nel 2013 insieme ad alcune persone finalmente ho potuto fondare l’associazione Segni Concreti. Essere una squadra anziché un gruppo, impegnarsi in prima persona, essere portatore di coerenza, positività, creatività e leggerezza sono stati fin dall’inizio principi e valori dell’associazione. Sono stato il primo presidente, ogni carica dura solo un anno e non si può essere rieletti.

Attualmente sono il responsabile dei vari progetti che annualmente ci prefissiamo. Il cantiere Segni Concreti è sempre aperto, tutto è in evoluzione, il mio impegno è agevolato dal contributo, collaborazione degli altri soci e amici che riusciamo a coinvolgere.

Demostenes un’ultima domanda, da immigrato cosa ne pensi dei migranti?

La mia vera identità è una somma di ieri, di oggi e di domani

Il mio nome è greco, Uscamayta è un cognome Inka, Ayvar è un cognome spagnolo di provenienza turca, ma la mia vera identità è una somma di ieri, di oggi e di domani.

L’umanità è costantemente in movimento, da sempre, da quando c’era la Pangea.

Mi chiedo come si fa a rimanere nei luoghi dove c’è la guerra, dove sei perseguitato, dove c’è fame, dove prima ci sono state le colonie, dove dilaga la corruzione, dove non puoi pronunciare la parola futuro. E nello stesso tempo mi chiedo, come si può rimanere indifferenti a questa realtà, eppure se ci pensi, l’unica differenza è di essere nati in luoghi diversi.

Tutti abbiamo la responsabilità, di continuare a cercare il benessere di noi stessi e degli altri nel rispetto delle diversità e della legge.

Grazie Elena per l’intervista, mi congedo con le parole di Kapuscinski, …Un viaggio non inizia nel momento in cui partiamo né finisce nel momento in cui raggiungiamo la meta. In realtà comincia molto prima e non finisce mai…

 

Dicono di lui:

M. Persona di cuore, dalla risata contagiosa, sempre pronto ad aiutare gli altri e ad impegnarsi in prima persona.

F. È lo sciamano dell’aretino.

B. Guru concreto, compagno di-Vino, abile grafico e goliardico fratello.

T. Maestro gentile, anima pura e amico vero. fonte inesauribile di consigli, sorrisi e aperitivi. Incontrarlo aiuta a vivere meglio.

C. Per ogni riccio un’idea. Per ogni passo, un’onda di energia. Insegna il dire, il dare e il fare. Metti un Demo nella tua vita, e la tua vita migliorerà.

L. Buon ascoltatore, sentimentale, concreto e guaritore. Vede in chiunque il “Sumaq” ossia il bello e il buono. Parla col cuore e al cuore. Per lui la perfezione e l’imperfezione hanno il suo perché. Maestro e alunno. Coraggioso, contagioso, instancabile, generoso e visionario.

E. Sembra che con uno sguardo riesca a capire chi sei. Profondo ma anche scherzoso, dove c’è lui c’è allegria.

Lu. Ogni vita ha bisogno di lui. Un Amico, un Fratello, sempre Generoso, molto Sensibile, decisamente Concreto, semplicemente Creativo, spesso Rompicoglioni. Ogni vita ha bisogno di un Demo.

 

DEMOSTENES USCAMAYTA AYVAR – #InConcreto – www.segniconcreti.org


Vai su ↑

 

 

UA-137232826-1