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Un po’ di me, musicalmente parlando – #RadioConcreta

Di Lorenzo Luatti

 

Ho iniziato ad ascoltare musica con una certa attenzione (e dedizione) all’età di 13-14 anni. Andavo alla biblioteca pubblica (santa biblioteca!) del mio paese che possedeva uno stereo e tanti Lp, e lì, nel pomeriggio ho conosciuto e ascoltato tanta musica progressive (erano gli anni ’70 e il punk ancora non era arrivato in campagna): dai Pink Floyd (di cui ho sempre amato i primissimi dischi, ma non le “masturbazioni” tecnologiche successive) ai Genesis, dai Jethro Tull ai VDGG, dai King Crimson agli Yes, ELP e così via. Ovviamente tanto Who, Rolling Stones e Beatles. Poca musica italiana, se non PFM, Osanna etc.. e ancora meno i cantautori che ho sempre trovato autoreferenziali, tranne poche eccezioni. Conobbi, in quegli anni, anche uno dei più grandi artisti della scena musicale di allora che tuttora mi accompagna e a cui ritorno spesso: Robert Wyatt.

I percorsi successivi mi hanno portato da altre parti, continuamente si sono aperti filoni e approfondimenti, come la selezione, del tutto parziale, predisposta per “Radio concreta”, credo dimostri in qualche modo.

Per me la musica è sempre stata (ed è) cosa seria.

Per me la musica è sempre stata (ed è) cosa seria. Che richiede attenzione, investimento (di tempo e… di denari), curiosità, passione. Un’attitudine di ricerca e uno stimolo continuo di conoscenza, insomma. Che spesso si è spinta oltre la musica di per sé, ed è andata ad approfondire i contesti e le storie, gli stili e le sottoculture giovanili da cui originavano quelle sonorità. Tra tutte, la musica punk inglese e la scena newyorchese tra i ’70 e gli ’80 del Novecento mi hanno incuriosito e affascinato enormemente. Letture di libri e di riviste specializzate, italiane ed estere, mi hanno aiutato ad approfondire e scoprire scene musicali, contesti culturali e sociali, storie personali, intrecci e influenze tra i vari generi musicali e i loro protagonisti. Ovviamente sono stati fondamentali l’amicizia e lo scambio con alcuni amici altrettanto appassionati (e forse più di me) da cui ho ricevuto suggerimenti e con cui ho condiviso momenti indimenticabili partecipando a concerti o ricerche di dischi non facilmente rintracciabili.

La musica che amo di più è quella che tocca l’intelligenza, ancor prima della sfera emotiva..

La musica che amo di più è quella che tocca l’intelligenza, ancor prima della sfera emotiva. Che mi interroga, che mi pone domande, che richiede più ascolti per comprenderla. Ci sono ascolti che mi hanno provocato “shock” improvvisi, ben sapendo che questi dipendano da tanti fattori (personali, di contesto…) oltre alla musica in sé. Alcuni esempi? Music for 18 Musicians di Steve Reich, alcuni dischi di Kuryokhin, dei Faust (i miei preferiti come tutto il rock tedesco elettronico), ma anche pezzi assai popolari come Smells like than spirit dei Nirvana che quando lo ascoltai a tutto fuoco, per poco mancavo.

Oggi sono in una fase di “sosta” musicalmente parlando, come altre ve ne sono state in passato. Affaccendato su altri fronti. Ma la mia “identità” musicale, prima o poi, reclamerà nuovi percorsi.

Ringrazio gli amici di “Segni Concreti” che mi hanno sollecitato, non so quanto consapevolmente, a raccontarmi un po’.

Lorenzo.

Lunedì 17 ottobre

Non posso dire che fu amore a prima vista perché “Big Science”, LP che contiene la celebre “Oh Superman”, lo scoprii solo pochi anni dopo la sua pubblicazione (1982). Ma è stato amore lungo e convinto. Una miscela di arte, poesia, avanguardia, musica elettronica…. Anni luce davanti a tutti, allora.
Lorenzo Luatti.
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Martedì 18 ottobre

Tritatutto Sergey: progressive, classica, jazz, rock, pop, opera… c’era tutto nella tua musica.
Artista russo, geniale e non categorizzabile, scomparso a metà dei ‘90. Di lui acquistai da ogni dove, LP e CD. Ma come poteva fare questa musica nell’URSS?
Questo pezzo che propongo non lo ricordavo, ma è breve e fa per noi. Ascoltate “Sparrow Oratorium – Summer” o il piano di “A Combination of Passion and Feelings”…. come primo approccio.
Lorenzo Luatti.
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Mercoledì 19 ottobre

Tanto Stereolab nei miei anni ’90. Rock, pop, elettronica, chanson francese… canzoncine, mantra kraut e tanto altro ancora. Eravamo alla ricerca di vinili colorati, 7 pollici da collezione, edizioni limitatissime, concerti. La mia fase maniacale.
Lorenzo Luatti.
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Giovedì 20 ottobre

Preadolescente ero quando con i “grandi” andammo alle Cascine a vedere Patty Smith: era il 10 settembre 1979 e c’era un mare di gente (50 mila dice il web a cui oggi chiedo). Il concerto fu memorabile, per gli altri, non per me. Mi beccai una lattina piena sulla nuca arrivata dalle retrovie e tutta la sera giù a lamentarmi. Malgrado questo incidente, ho tutto di lei. Lo dedico a coloro che mi portarono a Firenze in quel settembre di 37 anni fa, e anche a quel “tiratore scelto”. Memorabile lattina.
Lorenzo Luatti.
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Venerdì 21 ottobre

“Murmur” anno 1983, LP d’esordio dei Rem: ma che album!!! Tra tutte le splendide canzoni dei Rem sono rimasto affezionato a quell’esordio e a questo pezzo: “Perferct Circle” (la versione in studio è ancora più bella)
Lorenzo Luatti.
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Sabato 22 ottobre

Cosa sarebbe stata la mia educazione musicale senza i Velvet Underground? Ecco i due grandi della musica rock eccezionalmente riuniti per l’ultimo omaggio ad Andy Warhol, da cui tutto nacque. “Song for Drella” è un “concept album dove dentro c’è davvero tutto. L’ultimo pezzo, “Goodbay Andy” mi emoziona ogni volta che lo riascolto. “Forever changed” con la loro musica.
Lorenzo Luatti.
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Domenica 23 ottobre

Ho scelto questo ultimo pezzo della mia personale selezione soltanto in ricordo di quel film, “Pulp Fiction” che consacrò Tarantino nei ‘90. Chi fossero gli Urge Overkill non saprei, del resto non ho mai avuto nulla di loro. Alcuni dicevano che aiutava con le ragazze. Per momenti di passione amorosa, dico io, o per il semplice piacere di ascoltare un pezzo che “suona bene”.
Lorenzo Luatti.
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Bonus track. Rifacevo ordine tra i miei dischi, l’altro ieri, per “colpa” vostra e dei ricordi che mi avete smosso. Tra le mani è rimasto questo disco dei “Jack”, gruppo inglese sconosciuto. C’era e c’è questo pezzo new romantic-intimistico-malinconico dal titolo “Filthy Names” che ascoltavo così: volume a tutta, buio in sala, io solo intorno a me. Ma perché quel finale così potente dura così poco? Ciao!
Lorenzo Luatti.
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LORENZO LUATTI - #RadioConcreta - www.segniconcreti.org

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