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Todavia esperamos – #RadioConcreta

 Di Gianfranco Iannuzzi

 

Todavia cantamos.
Todavia pedimos.
Todavia soñamos.
Todavia esperamos.
 
Liberamente tratto da “Cosa sta succedendo in Cile” di Veronique Viriglio,
giornalista di AGI, Agenzia Italia.
 
Foto  di AGI, Agenzia Italia.
 
A cura di Gianfranco Iannuzzi.
 
Dopo quella che è stata ritenuta la più grande manifestazione del Paese, con un
milione di persone in piazza a Santiago del Cile, un “giorno storico” come lo ha
definito Karla Rubilar, la governatrice della città, giungono adesso da parte del
Governo decisioni che potrebbero essere cruciali per l’uscita dalla crisi che da
giorni sta attraversando il paese.
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Il capo dello Stato, Sebastian Pinera, ha annunciato la sospensione del
coprifuoco, già decretato il 19 ottobre, dalle 19 alle 6, per ripristinare l’ordine
nella capitale, ma per ora rimane in vigore lo stato di emergenza.
In un messaggio alla nazione, pronunciato dal palazzo di La Moneda, Sebastian
Pinera ha riferito di aver chiesto “a tutti i ministri di mettere a disposizione i propri
mandati per poter strutturare un nuovo gabinetto per poter far fronte alle nuove
esigenze”.
“Abbiamo tutti recepito il messaggio. Siamo tutti cambiati e con l’aiuto di Dio
prenderemo una strada verso un Cile che sia migliore per tutti” ha reagito su
Twitter il presidente Sebastian Pinera,
 
Tutto è cominciato il 18 Ottobre, Venerdì, qualche giorno dopo l’entrata in vigore
dell’aumento del prezzo del biglietto della metropolitana nella città di Santiago.
Questo rincaro rappresenta il secondo dopo quello dello scorso Gennaio, che ha
così portato il prezzo del biglietto da 420 a 830 pesos (da 0,52 a 1,03 euro).
Per contestare questo ulteriore rincaro, decine di migliaia di passeggeri avevano
già iniziato a non pagare il servizio offerto dalla Metropolitana che viene utilizzata
ogni giorno da 2,8 milioni di utenti.
Ne sono conseguite quindi manifestazioni di protesta durante le quali i
manifestanti hanno preso di mira tutte le stazioni della rete: gran parte delle
barriere e dei tornelli è stata distrutta.
Cittadini in rivolta hanno poi eretto barricate e si sono scontrati con la polizia che
ha fatto uso di idranti e gas lacrimogeni.
Il servizio di metropolitana è stato interrotto, così pure la circolazione degli
autobus. A rischio saccheggi, serrande abbassate per supermercati e centri
commerciali, mentre le lezioni universitarie sono state sospese.
 
Il presidente della Repubblica del Cile, Sebastian Pinera, aveva bollato i
manifestanti come “delinquenti”, senza considerare affatto l’entità di quello che
era un vero e proprio malcontento sociale.
In reazione alle proteste, Sebastian Pinera aveva anche presentato la crisi sociale
in atto come una “guerra”, un conflitto contro un “nemico potente e implacabile
che non rispetta nulla e nessuno”.
E per vincere questa “battaglia” il governo aveva anche esteso lo stato di
emergenza, oltre che nella regione metropolitana in cui si trova Santiago, anche in
altre aree delle regioni del Cile: Antofagasta, Coquimbo, Valparaíso, Maule,
Concepción, Bío Bío, 0’Higgings, Magallanes e Los Ríos.
A poche ore dallo scoppio dei disordini, il governo aveva così decretato lo stato di
emergenza che ha portato i militari in strada per la prima volta dal ritorno alla
democrazia dalla fine della dittatura del generale Augusto Pinochet.
Negli scontri con le forze dell’ordine, finora 18 persone sono morte e centinaia
sono stati i feriti. Oltre 7.000 gli arresti.
 
In seguito al perpetrarsi delle proteste dei cittadini di Santiago del Cile, il
presidente Sebastian Pinera aveva successivamente bloccato l’aumento del prezzo
del biglietto della metropolitana e promesso un tavolo di dialogo per affrontare la
protesta.
Era stato chiaramente intuito, infatti, che le manifestazioni fossero in realtà
l’esternazione di un malcontento profondo per la crescente povertà e
disuguaglianza sociale imperante in Cile.
 
Dopo la reazione iniziale di condanna, Sebastian Pinera è stato così costretto a
chiedere scusa pubblicamente alla Nazione per non aver compreso in tempo la
rabbia popolare, ed annunciando un piano di riforme sociali.
Ma le sue parole non sono bastate tuttavia a placare la rabbia popolare.
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Quanto sta accadendo appare, ancora prima di una ribellione, una unione
trasversale di un popolo abusato fino al midollo, tradito dai suoi rappresentanti
politici per decenni, rappresentanti incompetenti e irresponsabili, che oggi, in un
attimo, potrebbero far ricadere l’intero paese nella più oscura barbarie del
passato.
Oggi il Cile sembra essere infatti risprofondato in una sensazione di paura e di
insicurezza, già vissuta appena una manciata di anni fa
Quello che arriva in Italia e in altri Paesi occidentali è poca cosa rispetto a quello
che sta davvero succedendo.
 
Non lasciamo solo il Cile, altrimenti il buio calerà: di nuovo.
 
 
Le canzoni della settimana sono state proposte da Collettivo Segni Concreti

 

Domenica  03  novembre

Sabato 02 novembre

Chile Despierta #RadioConcreta #SegniConcreti

https://www.facebook.com/108341447254204/videos/2860287957317368/

Venerdì 01 novembre

I put my armor on, show you how strong how I am

I put my armor on, I’ll show you that I am

“Indosso la mia armatura, ti faccio vedere quanto sono forte”

“A tutte le donne e ai popoli del mondo che amano la libertà”

Donne curde che si battono per la libertà, inarrestabili.

Unstoppable.

https://youtu.be/NH_oB8E07Xw

#Sia #Unstoppable #‪RadioConcreta‬ ‪#‎Buonanotte‬ ‪#‎Buenasnoches‬ ‪#‎Goodnight‬ ‪#‎SegniConcreti‬

 

 

 

Giovedì 31 ottobre

… Parola magica, mettila in pratica

Senti che bella è, quant’è difficile

E non si ferma mai, non si riposa mai…

… Viva la libertà (viva)

Viva la libertà

Viva la libertà (viva)

La libertà…

#radioconcreta

 

 

Mercoledì 30 ottobre

 

C’è un problema sulla terra
più importante di Dio
e che nessuno sputi sangue
perché un altro viva meglio ….

Hay un asunto en la tierra
màs importante que Dios
y es que nadie escupa sangre
pa que otro viva mejor….

#RadioConcreta #AtahualpaYupanqui#PreguntitasSobreDios

Un dia yo preguntè:
Abuelo, donde està Dios.
Mi abuelo se puso triste
y nadia me respondiò.
Mi abuelo muriò en los campos,
sin rezo ni confesion
y lo enterraron los indios
flauta de cana e tambor

Al tiempo yo preguntè:
Padre che sabes de Dios
Mi padre se puso serio
y nada me respondiò
Mi padre muriò en la mina
sin doctor ni protecciòn
Color de sangre minera
tiene el oro del patròn

Mi hermano vive en los montes
y no conoce una flor
Sudor malaria y serpientes
la vida del leñador
Y que nadie le pregunte
si sabe donde esta Dios
Por su casa non ha pasado
tan importante senor.

Yo canto par los caminos
y cuando estoy en prisiòn
oigo las voces del pueblo
que canta mejor que yo
Hay un asunto en la tierra
màs importante que Dios
y es que nadie escupa sangre
pa que otro viva mejor

Que Dios vela por los pobres
Talvez sì y talvez no
Pero es seguro que almuerza
en la mesa del patron.

Martedì 29 ottobre

 

El Baile de Los Que Sobran è diventato l’inno di protesta in Chile, più di un milione di persone hanno cantato questa canzone in Piazza Italia lo scorso 25 novembre a Santiago di Chile.
E’ un brano degli anni 80′ del gruppo rock “Los Prisioneros”. Era ed è un grido contro la disuguaglianza, sopratutto nell’istruzione in Chile e tutta Sudamerica. Pinochet e i suoi generali hanno cercato di fermarli, ma non sono riusciti…
I figli e nipoti dei desaparecidos, dei esiliati, torturati e vittime di quella dittatura hanno fatto sentire la loro voce SENZA PAURA! SIN MIEDO!

Condividiamo un video amatoriale della marcia del 25 novembre dove più un milione cantano “El baile de los che sobran”

il ritornello in italiano…

Unisciti al ballo di coloro che sono rimasti
Non mancheremo a nessuno
Nessuno voleva aiutarci davvero…

Se vuoi vedere il video originale, vai a questo link > https://youtu.be/X-YAnmsbnKM

Invece qui sotto il testo del brano.

#RadioConcreta
#Elbailedelosquesobran #Losprisioneros #Chile #elpueblounidojamasseravenciso.

El Baile de Los Que Sobran

Es otra noche más
De caminar
Es otro fin de mes
Sin novedad

Mis amigos se quedaron
Igual que tú
Este año se les acabaron
Los juegos, los doce juegos

Únanse al baile de los que sobran
Nadie nos va a echar de más
Nadie nos quiso ayudar de verdad

Nos dijeron cuando chicos
Jueguen a estudiar
Los hombres son hermanos
Y juntos deben trabajar

Oías los consejos, los ojos en el profesor
Había tanto Sol sobre las cabezas
Y no fue tan verdad, porque esos juegos al final
Terminaron para otros con laureles y futuro
Y dejaron a mis amigos pateando piedras

Únanse al baile de los que sobran
Nadie nos va a echar de más
Nadie nos quiso ayudar de verdad

Hey
Conozco unos cuentos
Sobre el futuro
Hey
El tiempo en que los aprendí
Fue más seguro

Bajo los zapatos
Barro más cemento
El futuro no es ninguno
De los prometidos en los doce juegos

A otros le enseñaron secretos que a ti no
A otros dieron de verdad esa cosa llamada educación
Ellos pedían esfuerzo, ellos pedían dedicación
Y para qué, para terminar bailando y pateando piedras

Únanse al baile de los que sobran
Nadie nos va a echar de más
Nadie nos quiso ayudar de verdad

Hey
Conozco unos cuentos
Sobre el futuro
Hey
El tiempo en que los aprendí
Fue más seguro

(Únete al baile) únete al baile
(De los que sobran) de los que sobran
(Nadie nos va a echar de más) nadie nos va a echar de más
(Nadie nos quiso ayudar) de verdad
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Autore: Jorge Gonzalez – Los prisioneros.

 

 

 

 

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