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Sentirsi parte di una comunità

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Di Lorena Pedulli

Vogliamo raccontarvi quest’esperienza a partire da noi, raccontandovi le azioni di tante persone e le sensazioni di tanti giorni messi insieme.

In questo particolare momento, non stiamo facendo nulla di straordinario se non fare qualcosa di utile anche noi, in modo tale che ognuno di noi si senta parte, si senta comunità.

Siamo stati contaminati dalla tanta solidarietà osservata intorno a noi: abbiamo visto persone che collaborano come possono, chi con la musica, chi portando nelle abitazioni un po’ di serenità, chi ha fatto grandi azioni da ammirare, mettendo a disposizione ciò che può.

Sappiamo bene cosa significhi avere un lavoro, potersi permettere di comprare e il giorno dopo non averlo più

Sappiamo bene cosa significhi avere un lavoro, potersi permettere di comprare e il giorno dopo non averlo più: ci si trova in difficoltà ad arrivare alla fine del mese, ci si trova in difficoltà anche a fare la spesa.
Alcune persone che conoscevamo si stavano trovando in questo stato di disagio. Nel percepire questo, ci siamo domandati cosa potessimo fare, come agire e come muoversi per tendere loro la mano.
La cosa migliore sarebbe stata condividere con gli altri le nostre possibilità per portare loro un po’ di speranza; decidiamo così di autotassarci per donare la cosa primaria: beni di prima necessità.

Venendo a sapere come ci stavamo muovendo, molte altre persone hanno fatto la stessa cosa, unendosi a noi e donando come potevano o consegnandoci la spesa già fatta da portare alle persone.

Un gesto che si allarga a cerchi concentrici diventa un progetto che coinvolge una rete, una comunità.

E così il nostro gesto è diventato il progetto “Aiuto Concreto” e dopo qualche settimana è stato abbracciato e sostenuto con grande entusiasmo anche dalla Sezione Soci Coop di Arezzo.
L’aiuto che ci sta fornendo ci permette di acquistare altri beni di prima necessità per poter arrivare a più persone.

Qui nasce l’integrazione delle realtà, la rete di persone che collaborano in una situazione problematica, supportata da persone che silenziosamente ci aiutano e che non vogliono nemmeno comparire.
Vogliamo fare sapere loro che il gesto è arrivato dritto al cuore.
Se proprio distanti dobbiamo stare normativamente, nulla ci impedisce di stare vicini attraverso queste condivisioni di parole, pensieri e soprattutto azioni.

Siamo alle soglie del 25 di aprile.

È mattina e dopo qualche ora ci colleghiamo telefonicamente, tramite whatsapp arrivano i primi messaggi, ci si domanda a che ora incontrarsi ed ognuno decide quando può ritagliarsi del tempo, senza tralasciare le cose che ognuno ha da fare privatamente. Il lavoro, la spesa e le cose più banali sono resi più complessi dal momento storico che stiamo vivendo: c’è chi continua a lavorare perché fa un lavoro di cura, chi deve aggiustare la macchina che è rotta, chi deve connettersi via web con i suoi studenti preparando per ore le lezioni, chi deve chiamare i parenti che sono lontano, chi resta a casa perché il posto di lavoro è chiuso, chi fa smart working da casa. Il nostro obiettivo stamattina è decidere quando e come sia possibile fare la spesa per chi ne ha bisogno per mettere in pratica l’aiuto concreto.

Oggi più che mai ci viene in soccorso la tecnologia e questa mattina la trascorriamo laboriosamente tra telefonate, mail, messaggi. In questo momento di quarantena, anche tra noi non mancano le condivisioni di fotografie, scherzi, battute, video buffi fatti apposta per questo periodo. Insieme alla leggerezza si cerca di attraversare i nostri ricordi, di pensare alle persone che sono in difficoltà che a volte sono amici e a volte sono amici degli amici.

I ricordi delle persone là fuori affiorano e tramite tam tam siamo ancora più convinti di arrivare a quelle persone che non hanno la possibilità di essere aiutate istituzionalmente: come le persone in attesa di documenti sia italiani che stranieri e tante altre situazioni.

Vi assicuro che non è facile entrare nelle case delle persone e saper chiedere come stanno, come va questo periodo e cercare di arrivare da queste persone in punta di piedi.

Vi assicuro che non è facile entrare nelle case delle persone e saper chiedere come stanno, come va questo periodo e cercare di arrivare da queste persone in punta di piedi.

Dopo aver messo in moto tutta la macchina, finalmente riusciamo ad organizzarci e partiamo.
C’è voluto un po’ per organizzarci per far la spesa: per molti di noi era la cosa più semplice da fare, mentre ora ci risulta un po’ pesante. Tutto è diventato così complicato: c’è da fare la fila, c’è la fatica di aspettare, ci sono delle norme da seguire, c’è da stare attenti a come comportarsi, ci sono l’igienizzante, i guanti, la mascherina, mantenere le distanze fra le persone presenti nelle corsie del supermercato e salutare da lontano i conoscenti o gli amici che si incontrano per caso e che vorresti abbracciare. Ci mandiamo messaggi all’interno del supermercato stesso, per poter decidere cos’altro comprare, anche se abbiamo la lista qualcosa dobbiamo aggiustare, magari si è aggiunta un’altra persona da aiutare. Percorri i corridoi, riempi i tuoi carrelli di pasta, pomodori, scatole, beni di prima necessità. Attraversi il supermercato fino a quando non hai riempito le buste che hai già suddiviso per il numero di persone e le porti alla cassa. Gli articoli passano uno per uno nella cassa, fino a quando non intravvedi la fine di tutta la spesa che hai fatto. Finalmente ti fanno lo scontrino: questa volta non devi pagare perché è già stato pagato da altri.

Finalmente esci dal supermercato, pare tu abbia fatto un lungo viaggio e là fuori ci sono alcune persone che ti stavano già attendendo.

“è stato stranissimo: volevano salutarci, presentarsi, ringraziarci, ma dovevamo mantenere le distanze. E… oddio, oddio… io la trovo una violenza veramente forte, questo virus ci sta togliendo veramente tanto. E quindi ognuno si è preso le sue cose che noi avevamo già diviso in buste”

Wendi ci racconta: “è stato stranissimo: volevano salutarci, presentarsi, ringraziarci, ma dovevamo mantenere le distanze. E… oddio, oddio… io la trovo una violenza veramente forte, questo virus ci sta togliendo veramente tanto. E quindi ognuno si è preso le sue cose che noi avevamo già diviso in buste”.

Anche Giulia e Letizia condividono la stessa sensazione, condividendo la stranezza di non potersi abbracciare, salutare e non poter stringere la mano.
“Lo sguardo rimane, in quegli occhi che si illuminano di gratitudine e ti vedi allo specchio, in quel momento, come se in quell’altra persona ci fossi te, in quell’altra persona che ti sta dicendo GRAZIE, ma non te lo sta dicendo con le parole, te lo sta dicendo con lo sguardo, questa spesa non gli cambierà la vita, ma gli cambierà forse la visione di questo momento.” dice Demostenes.

GRAZIE, ma non te lo sta dicendo con le parole, te lo sta dicendo con lo sguardo

Ma siamo grati anche noi oggi: per essere stati capaci di realizzare questo progetto, per essere riusciti a trasmettere ad altre persone speranza e fiducia, attraverso una cosa concreta come il cibo, tutto passa da quello.

Grazie ad ogni persona che in tutta Italia sta apportando il suo grandissimo contributo.

Non da ultimo vogliamo dire un grazie infinito al personale sanitario e alle persone che fanno il lavoro di cura e che attraversano momenti molto duri.

Grazie di cuore per questo progetto che stiamo portando avanti con la Sezione Soci Coop di Arezzo, con tutti i volontari e i soci di Segni Concreti.

Un grazie a tutta questa solidarietà tra le persone, una solidarietà che ci ispira.

Ognuno ha fatto parte di quell’ingranaggio che ci ha portato ad ottenere questo risultato. Fa sentire una comunità

Abbiamo preparato così il 25 aprile del 2020 e siamo convinti che non sarà un 25 aprile normale.
Sarà sempre la festa della liberazione, ma sarà la festa della libertà dove noi staremo a casa, con qualcuno accanto a noi che sta un po’ meglio di ieri.
“Ognuno ha fatto parte di quell’ingranaggio che ci ha portato ad ottenere questo risultato. Fa sentire una comunità” ci sussurra alla fine Wendi. “Un senso comunitario che fa bene a tutti noi” ci dice Giulia via whatsapp alla fine della giornata del 25 aprile.

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