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Paola Vaccari – Sei StraOrdinaria

Ascoltare per essere ascoltati.
Paola Vaccari
Segni Concreti Intervista Pala Vaccari.
a cura di Demostenes Uscamayta Ayvar

PAOLA VACCARI -Sei StraOrdinaria - www.segniconcreti.orgCiao Paola, per noi sei una donna StraOrdinaria. Puoi dirci qualcosa di te?

La mia vita a questo punto è abbastanza lunga. Ho una data di nascita che si ricorda facilmente: 10 giugno 1940, lo scoppio della seconda guerra mondiale, e non so se questo ha inciso sulle fasi successive. All’inizio è stata una vita di guerra, sfollamenti, di un padre conosciuto a 6 anni, reduce dalla prigionia in India. E poi gli studi, il liceo, l’università. Scelsi Filosofia all’università di Firenze perché mi interessava molto, e trovai soddisfazione in questo corso di studio. Dopodiché la scelta del lavoro: privilegiai l’insegnamento. In quegli anni si poteva ancora scegliere, dunque scelsi l’Istituto Magistrale di Arezzo, una scuola un po’ particolare a quei tempi, perché era prevalentemente femminile, fatta di ragazze pendolari che venivano dalla provincia. Mi sentii utile in quel contesto. Pensai che la filosofia, proposta a ragazze che spesso non avevano altre occasioni di riflessioni e confronto, poteva dare qualche opportunità in più. E in effetti così è stato.

Pensai che la filosofia, proposta a ragazze che spesso non avevano altre occasioni di riflessioni e confronto, poteva dare qualche opportunità in più. E in effetti così è stato.

L’inizio del mio insegnamento coincise con gli anni Settanta, e quella scuola così vivace, fatta di contestazioni, ribellioni e anche proposte interessanti, per me fu una palestra importante. Credo che tra il gruppo di insegnanti, colleghi e amici con cui condivisi quel periodo e le scolaresche si instaurò uno scambio particolare e interessante.

Nel frattempo, arrivarono due figli, per cui mi divisi un po’ tra lavoro e famiglia. Però ho sempre pensato che una madre che coltiva anche i propri interessi non sia per questo una madre peggiore, quindi, privilegiando la qualità dello stare insieme sulla quantità di tempo, continuai con le mie scelte e le attività collaterali alla scuola.

…ho sempre pensato che una madre che coltiva anche i propri interessi non sia per questo una madre peggiore.

Fu così che alla fine degli anni Settanta, insieme ad alcuni amici, in parte anche colleghi di scuola, ritenemmo utile, sulla spinta dei tempi estremamente vivaci, difficili e anche interessanti, mettere in piedi un’associazione ad Arezzo. La proposta venne da Elisabetta Giustini, che fu la fondatrice insieme a un piccolo gruppo di noi. L’associazione si chiamò Ucodep. Nacque in maniera molto informale, utilizzando le stanze della parrocchia della SS Annunziata, il cui parroco fu molto disponibile, ci venne incontro e capì.

Ritenevamo che le cause del mal sviluppo di questi paesi trovassero le loro radici nelle politiche occidentali, europee ed italiane, ovvero dei paesi ex-colonizzatori.

Questa associazione nacque con un intento preciso: occuparsi delle problematiche del terzo mondo, cioè dei paesi in via di sviluppo, mettendo a punto dei piccoli progetti di sviluppo (ricordo che il primo fu in Burkina Faso, allora Alto Volta), ma sempre con la mentalità aperta ai problemi locali. Ritenevamo che le cause del mal sviluppo di questi paesi trovassero le loro radici nelle politiche occidentali, europee ed italiane, ovvero dei paesi ex-colonizzatori. E spesso si trattava di paesi ex-colonie, infatti, alle prese con i problemi della decolonizzazione. Quindi ci avviammo verso la proposta di piccoli progetti, raccogliendo risorse e contributi di tempo ed energie in forma assolutamente volontaria, perché ognuno di noi aveva già, per fortuna, un lavoro.

Ci interessammo anche di alcune problematiche sociali qui, ad Arezzo, e mantenemmo sempre uno sguardo anche all’altrove: questo duplice punto di vista rivolto qui e all’altrove è stato mantenuto negli anni, e alla lunga si è rivelato anche lungimirante.

Ci proponemmo subito di occuparci di informazione: nacque un piccolo centro di documentazione…

Ci proponemmo subito di occuparci di informazione: nacque un piccolo centro di documentazione dove raccoglievamo materiali, spesso materiali grigi, di altre associazioni italiane con cui eravamo in contatto. Sentimmo subito il bisogno di aprirci ad altre esperienze. Mettemmo dunque insieme un gruppo di materiali con collocazione in piazza del popolo, che fu anche la sede di Ucodep. Nel frattempo demmo vita, con un gruppo di studentesse, ad Amnesty International. In questo modo, coprivamo tutte le aree delle problematiche dello sviluppo, dei diritti e di conseguenza della pace: cioè le nostre tematiche.

Verso gli anni Novanta, a proposito di lungimiranza, cominciammo a pensare che, forse, l’interesse per i popoli e il loro diritto all’autodeterminazione ci avrebbe riguardato prima o poi da vicino.

Discutevamo molto, ci vedevamo di frequente e proponevamo delle iniziative pubbliche anche alla città. Verso gli anni Novanta, a proposito di lungimiranza, cominciammo a pensare che, forse, l’interesse per i popoli e il loro diritto all’autodeterminazione ci avrebbe riguardato prima o poi da vicino. E in effetti c’erano già i primi arrivi di immigrati, prevalentemente nordafricani, e qualche latino-americano, che dagli Novanta cominciarono a risiedere nella nostra città. La popolazione aretina pensò che fosse un fenomeno circoscritto, qualcosa di esotico da guardare con tranquilla curiosità – non prevedendo, allora, gli ulteriori sviluppi del fenomeno migratorio nel nostro paese.

Invece noi, come Ucodep, che nel frattempo si era sviluppata ed aveva dato vita ad attività che piano piano diventarono veramente delle attività lavorative con il coinvolgimento di molti giovani, ci stavamo accorgendo che il fenomeno migratorio ci avrebbe coinvolti in maniera consistente e anche assai problematica.

Dalla seconda guerra mondiale siamo arrivati alla nascita di Ucodep e all’immigrazione, che adesso è affiancata anche dalla presenza di rifugiati. Ma per poter creare Ucodep, per farla crescere, ci sono stati tanti passaggi e molti sforzi. Del resto, il gruppo Ucodep è stato il seme di Oxfam Italia.

Con gli anni abbiamo capito che questo inizio di puro volontariato doveva diventare stabile, perché non doveva essere soggetto alle vicende personali dei fondatori: nessuno di noi è eterno, e bisogna prevedere il futuro per come e quanto è possibile. Da qui, l’investimento nei giovani. Non si poteva proporre soltanto il volontariato ma, giustamente, si doveva tenere presente anche il diritto al lavoro. Per questo, Ucodep si è trasformata in un Organizzazione non governativa strutturata, un luogo di lavoro qualificato e competente la cui anima in qualche modo è sempre il volontariato.

Eravamo alle prese con una sfida. Nel nostro Paese e negli altri, emergevano problemi nuovi che richiedevano competenze nuove.

Eravamo alle prese con una sfida. Nel nostro Paese e negli altri, emergevano problemi nuovi che richiedevano competenze nuove: capacità di analisi e di relazionarsi con soggetti locali e internazionali. Ciò ha consentito la costituzione di un gruppo di giovani, che oggi sono sulla soglia dei cinquant’anni, che ha promosso la seconda fase: una Ucodep luogo anche di lavoro.

Questo gruppo oggi è affiancato da altri giovani sulla trentina, e sono un bacino fondamentale, perché le cose non devono morire con noi. C’è bisogno di apertura e attenzione sensibile verso le nuove generazioni, che sono così diverse anche al loro interno, con differenze dai 10 ai 20 anni: noi li chiamiamo giovani, ma sono persone ormai mature che hanno fatto scelte di vita, anche con molte difficoltà.

Da qualche anno c’è stato il passaggio ad Oxfam, in parte dovuto alle difficoltà del lavoro, e in parte come sfida ulteriore. Alla fine degli anni Settanta nessuno avrebbe pensato a uno sviluppo di questo tipo, che forse era anche criticabile secondo la mentalità di allora, per la quale l’orizzonte del volontariato era quello del privilegiato: noi potevamo permettercelo perché il lavoro era garantito.

La lotta alla povertà è costante e richiede nuove strategie…
tanta energia, lungimiranza e capacità di guardare oltre il qui ed ora per essere all’altezza delle sfide attuali.

Il passaggio a Oxfam è stato un salto di qualità ulteriore, perché Oxfam Italia è una delle 19 affiliate, una grande confederazione che presenta aspetti di estremo interesse e efficacia. L’ultimo rapporto Oxfam sulla povertà, sulla disuguaglianza ad esempio, è stato preso molto sul serio anche da politici e amministratori, da uomini di cultura. La lotta alla povertà è costante e richiede nuove strategie. Per questo il lavoro delle organizzazioni di questo tipo non si arresta, non si ferma, e non si deve né non si può burocratizzare. Ha sempre bisogno di tanta energia, lungimiranza e capacità di guardare oltre il qui ed ora per essere all’altezza delle sfide attuali.

Per te cosa significa la parola “donna”?

Donna… L’altra metà del cielo.

L’altra metà del cielo, come si suol dire. La componente indispensabile per guardare al futuro con apertura e fiducia. E lungimiranza, sempre. Ucodep fu fondata da donne, da una donna in particolare, che ancora oggi è sulla breccia con attività sociali importanti. È un buon segnale per le future generazioni di donne: unendoci, si può.

Poiché non siamo ancora arrivati alla parità di genere, dove credi che si possa lavorare per seminare questi anticorpi, cioè la forza e il saper difendere i diritti? In quale momento della vita di una persona credi che si possa intervenire?

La mia esperienza mi porta a dire che la scuola è fondamentale. Dalla scuola passano tutti, per più o meno anni…

La mia esperienza mi porta a dire che la scuola è fondamentale. Dalla scuola passano tutti, per più o meno anni, quindi è veramente miope fare della scuola un terreno di scontri politici e tagli di risorse. È fondamentale investire sugli insegnanti e la loro formazione, la loro modernità: bisogna essere all’altezza dei tempi e dei ragazzi di oggi.

Le donne possono avere una sensibilità particolare, se penso ai servizi dell’infanzia. Non soltanto donne, chiaramente, ma sottolineo la loro importanza perché c’è un versante educativo che è loro proprio. Io stessa ho insegnato in una scuola prevalentemente di donne, e ho avvertito questa diversità e le possibilità in più che presentavano. A loro volta poi, molte studentesse sono diventate educatrici e insegnanti – è una catena in cui si trasmette che, effettivamente, essere donna ha il suo valore.

A proposito di catene, credo che tu abbia contribuito a creare tantissimi anelli. Tante associazioni sono nate frequentando Ucodep e specialmente il Centro di Documentazione. Come hai fatto a far nascere tanto attivismo e tanta speranza, tanta visione del futuro? Perché chi crea un’associazione crede fortemente nel futuro. Quali sono gli ingredienti? Quale consiglio senti di dare?

Bisogna essere aperti anche ai contributi degli altri, non diffidare, essere curiosi e guardare in casa altrui.

Di guardarsi sempre intorno e non chiudersi. Un limite delle associazioni è la chiusura e anche, diciamolo pure, le piccole meschinità. Bisogna essere aperti anche ai contributi degli altri, non diffidare, essere curiosi e guardare in casa altrui. Ascoltare per essere ascoltati. Negli anni, paga. Ho partecipato alla costituzione di diverse associazioni, fatte da altri, da persone amiche, e vi ho trovato tanto valore, perché si è prodotta la possibilità di fare rete. Donne Insieme, la Tappa, Camminando s’apre Cammino sono tutte realtà che hanno una loro autonomia ma sono in qualche modo in contatto: le persone che le hanno promosse sono rimaste amiche tra di loro. È un valore aggiunto non indifferente per dare continuità alle cose. Il tutto investendo poi sulle fasce giovanili, che sono quelle che danno continuità.

Grazie, Paola. Per finire… Donne di riferimento, persone a cui guardare come noi adesso stiamo guardando a te.

Mi viene da pensare più a compagne di viaggio nella realtà che ho citato: donne eccellenti che hanno tenuto duro e non si sono arrese. E chi può è ancora sulla breccia..

Non rispondo perché non ho nomi di donne eccellenti conosciute. Mi viene da pensare più a compagne di viaggio nella realtà che ho citato: donne eccellenti che hanno tenuto duro e non si sono arrese. E chi può è ancora sulla breccia.

Penso che muoversi con gli altri verso gli altri sia un ingrediente per mantenersi attivi. Spero di imparare altre cose da te, Paola, e speriamo di valorizzare ancora di più, in futuro, le cose che hai potuto fare. Personalmente, ho seguito la fondazione di tre-quattro associazioni tutte nate dal focolaio del centro di documentazione, da persone che condividevano dei libri, intanto, poi dei principi e dei valori, ma soprattutto un’atmosfera di apertura che a volte manca. Nel tuo discorso hai detto di non chiudersi mai e credo che “apertura” sia la parola più importante.
L’ultima cosa: ti chiedo di salutarci con qualche parola a tua scelta.

Tenere duro, non perdere fiducia. La perdita di fiducia nell’altro, la diffidenza e la chiusura sono crescenti. In questo, bisogna andare controcorrente.

Tenere duro, non perdere fiducia. La perdita di fiducia nell’altro, la diffidenza e la chiusura sono crescenti. In questo, bisogna andare controcorrente. Chi si occupa di problemi sociali e culturali deve mantenere un impegno di massima apertura. Siamo appunto in questa struttura, la Casa della Culture, in cui i libri possono ancora essere letti, e continuano le iniziative culturali: questa è la prosecuzione del nostro Centro di Documentazione e ospiterà iniziative che che dovremo promuovere. Dico “dovremo” perché sarà una cosa collettiva: vecchie e giovani generazioni, perché la cultura non ha età e di questo i giovani dovrebbero fare tesoro.

 

Dicono di Paola

Francesca Terenzi
Quando sono arrivata al Centro Documentazione ho avvertito forte la presenza di Paola rassicurante resistente alle “intemperie’ di ogni tipo o provenienza.
Ricordo quel periodo pensando a lei come una roccia, con il sorriso sempre presente e gli occhi che ci incoraggiavano ad andare avanti.
Noi ‘giovani’ cercavamo con lei la strada giusta.

Lorenzo Luatti
Serena e vitale. Con lei al Cdd abbiamo vissuto un periodo di grandi entusiasmi e di crescita umana e professionale. Grande Paola!!

Valentina Zoi
Un vero esempio di cittadinanza attiva e una grande capacità di connettere tutto e tutti.

Lorena Pedulli
Donna dallo sguardo dolce e lungimirante, passo nel presente, orecchio attento e pronto all’ascolto, tessitrice di reti, navigatrice nell’ignoto, saggia, sognatrice realista, piacevole ad ascoltarla. Paola è una donna straordinaria! Personalmente le sono grata per le giornate di formazione, integrazione, ascolto, racconti ed empatia e da forestiera tutto questo è stato per me il ventre accogliente in una città sconosciuta, ma che col tempo è diventata la mia città! Grazie Paola.

Roberto Barbieri
Di Paola mi piace l’entusiasmo che ha sempre avuto e mantenuto negli anni, la passione per la Scuola, per i ragazzi, per l’insegnamento. Al Centro di Documentazione, con Ucodep e con Oxfam Paola ci ha sempre guidati nel capire come aiutare a migliorare ciò che la scuola offriva ai ragazzi, integrando e migliorando le competenze. Per una scuola aperta al cambiamento, al senso critico, alle collaborazioni con le organizzazioni del territorio. Senza mai sostituirsi ai compiti e doveri fondamentali dell’istituzione scolastica, ma facilitandola. È stata per me una guida che mi ha fatto apprezzare l’esperienza di chi ne ha viste più di te e questa esperienza è in grado di trasmettertela. Nutro per Paola un affetto profondo.

Anna Mauro
Tra le altre cose, di Paola ho sempre ammirato l’indipendenza. Ha una grande forza che le permette di continuare a seguire la sua strada.

Elisa Carboni
Maestra di vita e donna di grande umanità.  Un incontro che mi ha cambiato la mia vita

Elisabetta Giustini
Affidabile, acuta, empatica.

Lorella Dapporto
Una guida, una compagna, pronta ad ascoltare e a trasmettere entusiasmo, a far emergere anche i nostri desideri.
Le nostre lunghe chiacchierate mi hanno sempre lasciata con una grande emozione positiva per averla incontrata.

Ilaria Lenzi
Golosa di budini di riso
Fiorentina trapiantata ad Arezzo
Elenco del telefono umano di Arezzo
Scovatrice di talenti
Pioniera, proiettata al futuro, creativa, con visioni ambiziose…
a volte litiga con faccende manuali…

Federica Comanducci
Propositiva e tenace, aperta al punto di vista dell’altro, curiosa e attenta ascoltatrice, amichevole.

Bruna Giovannini
Paola è l’amica di sempre, donna dai “pensieri lunghi”, anticipatrice di visioni e innovativa nel linguaggio e nelle forme di politica. Impegnata nella formazione culturale, nella scuola e nelle associazioni. E’ una “ragazza dal secolo scorso” da ringraziare!!
 
Giuliana Signorini
Conosco Paola dai tempi del liceo e dell’università, abbiamo cominciato a frequentarci negli anni settanta, lei era assessore, tutte e due avevamo famiglia e figli piccoli.
Per merito suo credo di aver allargato l’orizzonte dei miei interessi : Amnesty, Ucodep, Centro di Documentazione e di un certo associazionismo e volontariato sociale dentro al quale ho fatto e sto facendo esperienze interessanti.
Con autoironia Paola confessa la sua proverbiale distrazione, e scarsa attitudine per le cose manuali nonché una certa golosità, perché non sa rinunciare al cappuccino e al budino di riso mattutino, ma le va riconosciuta una personalità vivace e soprattutto una intelligenza curiosa del mondo che trasmette con naturalezza e semplicità.
Oggi trovo anche nella sua amicizia un punto di riferimento ed un sostegno.
 
Anna Rita De Bellis
La memoria storica di anni ed esperienze eccezionali.
 
Mara Pasqui
Sempre disponibile, attenta alle persone e storie, ti senti sempre a tuo agio con lei.
 
Francesco Bigazzi
Mi ricordo che quando facevo il servizio civile mi chiese se per il centro documentazione potevamo trovare un altro obbiettore bravo come me. Questo per dire che è una donna che tende a fidarsi del prossimo.
 
Anna Pasquale
Acuta ed estremamente intelligente, Paola è una profonda conoscitrice dell’animo umano in tutti i suoi poliedrici aspetti e quindi alleata preziosa nel decifrare se stessi e il mondo.
 
Luisa Festa
Intelligenza e capacità di comprendere gli altri.
 
Francesca Rizzardi
Lavorare con Paola al Centro di Documentazione è stata un’ esperienza di formazione che non dovrebbe mancare ad ogni insegnante: mi ha contagiato la sua passione pedagogica per tutto e per tutti, l’ entusiasmo per una politica fatta di relazioni umane e, soprattutto, l’ ironia!
 
Francesco Petrelli
Punto di riferimento, anche se lei fa finta di non saperlo.
Donna acuta quanto saggia.
Molte esperienze e realtà associative nel territorio aretino, lo devono ai suoi consigli, alla sua visione.
 
Federica Benedetti
Per me è una delle migliori insegnanti che abbia mai avuto in ambito lavorativo! E anche un’amica con cui fare lunghe e piacevoli chiacchierate!
 
Riccardo Sansone
Per me Paola è stata un punto di riferimento appena approdato a Ucodep. Una spinta motivazionale forte nell’affrontare tutte le sfide del nostro lavoro e del nostro volontariato. Bello leggere la sua storia dal lontano 10 giugno 1940, non la conoscevo, denota una coerenza lineare da sempre in tutte le sue scelte della vita. Brava!
 
Alessandro Cristalli
Paola è una persona di cui senti la forza e la serenità senza bisogno di cercarla. Ha gettato il seme dell’impegno sociale nella sua città e può godersi quello che ha seminato. Continui a vederla in prima linea ad interessarsi e a partecipare…quando la incontri facci due chiacchere…
 
Elisa Bacciotti
Paola è stata, da quando la conosco e ancora oggi, un esempio di integrità, grazia e impegno verso le cause dei diritti umani, della pace e della convivenza tra le persone. Considero un privilegio averla conosciuta a poco più di vent’anni e aver imparato e imparare ancora molto da lei ora che ne ho quasi quaranta, e le sono grata di aver trasmesso a me e a tutta una generazione di giovani uomini e donne che sono passate per Ucodep prima e per Oxfam poi uno stile di lavoro improntato a raggiungere risultati ambiziosi ma con il sorriso sulle labbra.
 
Annalisa Mauro
Paola è guida, ispiratrice, pioniera, madre, amica e collega.
Con lei ho esplorato nuove dimensioni dello sviluppo, dei diritti, della genitorialità attiva e della cultura andando oltre la piccola dimensione delle realtà in cui siamo cresciute. Lei una piccola provincia del centro Italia ed io del sud.
Aprire la mente per andare oltre lo spazio e il tempo, in compagnia.
 
Miria Lanini
Ho conosciuto Paola ad Ucodep.
Attenta, gentile, partecipe, presente.
Sempre disponibile per chi arrivava inesperta a prestare la sua opera e per chi questa opera riceveva.
Dopo anni di lavoro e dedizione verso gli altri non ha mai mancato di chiedere, informarsi, aggiornarsi, ma sempre con modestia e discrezione, come ignorando che tutto il lavoro enorme e trasversale che si realizzava trovava origine dal suo agire.
Una donna semplice, energica e generosa, Paola Vaccari.
 
Vincenzo Valtriani
Mi sarebbe piaciuto averla come sindaca di Arezzo, per le sue capacità organizzative, etica e conoscenza delle necessità del territorio aretino.
 
Vincenza Fretta
Io ho lavorato con Paola ed ho molto rispetto per la sua intelligenza ed umanità. Una cosa che mi piaceva era incontrarla e ridere tanto, che fa bene!!
 
Graziella Favaro
Conosco Paola da molto tempo. Mi chiamò anni fa al Centro di Documentazione, sua creatura illuminata e importante, a parlare di intercultura e di accoglienza, di migrazioni e di storie, di pratiche educative e di didattica da inventare. A formare e ascoltare insegnanti, mediatori, dirigenti scolastici, educatori sui temi dell’inclusione nel tempo della pluralità. A progettare con loro percorsi di accoglienza di qualità, di attenzione alle storie di ciascuno, di insegnamento della nostra lingua diventata “seconda” per alcuni e cruciale per tutti. Una pioniera anche lei, a suo modo, sempre attenta alla scuola e alla voce degli insegnanti, anche di quelli che stavano in silenzio. Una donna di scuola, riconosciuta da decine e decine di suoi allievi, che oggi sono adulti e spesso insegnanti, come una maestra vera. Con in testa una scuola aperta, accogliente, interculturale, piena di domande e sempre in cerca di risposte. E con la quale sono stata molte bene anche nei momenti informali delle pause, della convivialità e delle soste andando da una scuola all’altra, da una collina all’altra.
 
Demostenes Uscamayta Ayvar
Paola è come l’acqua
necessaria, libera, morbida e forte.

 

PAOLA VACCARI - Sei StraOrdinaria - www.segniconcreti.org

 

Guardarsi attraverso occhi diversi dai propri riserva spesso sorprese interessanti.
Puoi arricchire l’intervista con dediche, aneddoti, brevi descrizioni di Paola.
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